I nostri giovani

Pubblicato giorno 14 novembre 2019 - In home page

Dalla “Christus vivit” al nostro impegno

Martedì 12 novembre ci siamo incontrati con don Alessandro Zavattini che ci ha presentato la “Christus vivit”, esortazione apostolica di papa Francesco dopo il Sinodo dei giovani e sui giovani del 2018. Mi sono rimaste in testa quattro parole ed un’immagine che ripropongo a mo’ di sintesi della serata.

1. è questione di SOPRAVVIVENZA
Occuparsi della questione giovani per la Chiesa non è un opzional, ma è una questione di sopravvivenza. Se non siamo capaci di coinvolgere le nuove generazioni nel cammino ecclesiale le nostre comunità sono destinate a ridursi a dei siti archeologici come sono diventate le grandi chiese del primo millennio che si trovano in Turchia o nell’Asia minore. Non ci possiamo ridurre a pensare che, poiché è difficile, è una fatica che possiamo evitare. Coinvolgere i giovani in una proposta che ha a che fare con la fede e con la vita della Chiesa è un impegno essenziale per tutti.

2. giovinezza portatrice di NOVITA’
Cosa caratterizza la giovinezza? L’elemento originale e tipico della giovinezza è che i giovani sono sempre portatori di novità. La loro presenza viene e rinnovare la realtà. In ogni generazione si attua un conflitto tra le generazioni perché gli adulti tendono a difendere un sistema che hanno costruito, mentre giovani tendono a voler portare delle loro novità. Avere a che fare con i giovani significa essere disponibili ad accogliere la novità che sono e che portano.

3. esigenza di PROTAGONISMO
I giovani hanno l’esigenza di diventare protagonisti nei contesti in cui vengono accolti. Ovviamente questo protagonismo non lascia indenni gli schemi e le strutture, pone domande e modi diversi di vedere. Quale protagonismo effettivo concediamo ai giovani? Le loro proposte sono accolte in modo effettivo? C’è la disponibilità a lasciare loro “le chiavi” di casa della comunità ecclesiale? La recente storia ecclesiale dalla “Carta del coraggio” della route nazionale del 2014, le assemblee vissute in diocesi, non sembra che abbiano accolto seriamente quanto è stato proposto … e i giovani ce lo rinfacciano.

4. senza SCHEMI ne’ regole, ma tutto si gioca nella RELAZIONE gratuita
C’è un modo di porsi senza schemi che – in quanto adulti – ci mette in difficoltà nell’incontro. Noi adulti siamo tutti super programmati e schematizzati; i giovani, invece, preferiscono una certa libertà. Quante volte abbiamo organizzato qualcosa e, all’ultimo minuto, i giovani che pensavamo sarebbero venuti hanno preferito andare altrove? C’è un modo di vivere la realtà che è completamente diverso. Anche l’apparente assenza di regole ci mette in difficoltà. Eppure ci sono tante testimonianze di relazioni significative tra giovani e adulti, soprattutto se gratuite. Occorre che la comunità si spenda nella relazione senza pretese; che ci si dia l’opportunità di conoscersi, di parlarsi, per far cadere tutti quei pregiudizi che ostacolano il cammino comune.

L’ICONA DI EMMAUS
Il testo dell’incontro tra Gesù e i discepoli di Emmaus è la traccia che dobbiamo assumere, lo stile che dobbiamo fare nostro per andare incontro ai giovani. Gesù si fa vicino mentre se ne stanno andando; si mette in ascolto; aiuta a compiere un discernimento che parte dalle scritture e non dalle ideologie; accetta l’invito a rimanere con loro e spezza il pane con e per loro, donandosi nuovamente in quel gesto che è stato affidato alla Chiesa.

Sembra che non ci siano alternative. Non possiamo pretendere di essere noi adulti da soli a stabilire le regole del gioco. Occorre entrare nella relazione accogliendo anche la sfida dell’incontro personale, del piccolo gruppo; mettendosi a fianco e decidendo di fare insieme quella strada sui cui sono incamminati, anche sembra non portare da nessuna parte. Arriveremo insieme in un luogo in cui saremo invitati e potremo condividere quel dono che il Signore rinnova per tutti e che ci fa uno in Lui.