S.Antonio e S.Isidoro ( Italiano)

ALTARE DEI SANTI ANTONIO ABATE
E ISIDORO AGRICOLA

Titolo : SANT’ANTONIO ABATE ED ISIDORO AGRICOLA

Autore : Giovan Francesco Nagli detto il Centino

Datazione : 1649

Dimensioni : 297 X 198

Tecnica : olio su tela

Questa opera di Giovan Francesco Nagli, meglio conosciuto come Il Centino, è da sempre oggetto di devozione contadina grazie alla presenza dei due santi protettori del bestiame e dei raccolti.

La presenza di Nagli Giovan Francesco, detto il Centino, così soprannominato per le sue origini da Cento, è documentata a Rimini dal 1629 al 1675. Assieme a Guido Cagnacci fu tra i più importanti artisti della pittura a riminese del XVII secolo.  Per le chiese di rimini realizza diverse pale d’altare, tra le quali l’Annunciazione di San Fortunato e il Santo Vescovo, oggi conservato presso la Pinacoteca comunale di Rimini. Viene influenzato dagli influssi reniani, attraverso la mediazione delle opere lasciate a Rimini ed in territorio marchigiano dal Cantarini. La pittura del Centino risalta l’umanità semplice e popolare dei personaggi sacri rappresentati e li pone al centro di un’ambientazione paesistica dal carattere evocativo.

Sant’Antonio abate nasce in Egitto nel 251. Conduce una vita in solitudine nel forte abbandonato di Pispir, dove supera le tentazioni del demonio. Nonostante la vita di asceta ha  numerosi discepoli e interviene in importanti questioni della Chiesa, a sostegno dei cristiani perseguitati da Massimino Daia e nella confutazione della dottrina dell’arianesimo. E’ solitamente vestito da eremita e accompagnato dalla presenza di un animale.

Sant’Isidoro agricola, rappresentato in abiti da contadino e con attrezzi agricoli, è il protettore di agricoltori e braccianti. Nato povero ma molto devoto, sopporta le gelosie e le invidie dei suoi compagni che lo accusavano di dedicare troppo tempo alla preghiera. Si racconta che un giorno il proprietario terriero presso cui lavorava pretese la consegna di tutto il raccolto del campo e gli vietò di pregare nelle giornate di lavoro, ma Dio moltiplicò il grano che era rimasto nel suo granaio.

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 Bibliografia:
– Gallavotti R., La Collegiata di Santarcangelo: storia e arte, in “Rivista Diocesana di Rimini”, n. 69-7, marzo-aprile-maggio, 1972
– Biordi M., Guida per Santarcangelo, Rimini, Maggioli, 1986;
Campagna di catalogazione, Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici delle Provincie di Bologna, Ferrara, Ravenna e Rimini, 1994
– Giorgi R. Santi, Milano, Electa, 2002
– Pasini P. G., Mazza A. (a cura di), Seicento inquieto: arte e cultura a Rimini, Milano, Motta, 2004
– Tiraferri P. (a cura di), Culto, memoria storica, restauri nella collegiata di S. Michele a Santarcangelo di Romagna, Santarcangelo di Romagna, Nuova stampa riminese, 2007

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